sabato 10 agosto 2019
post nella sezione 1 - Studi e Ricerche
Il complesso di Atlante in sicurezza - A modelli criminali vanno contrapposti precisi modelli operativi.

Nel mio libro SICUREZZA 4P e nei miei precedenti post, ho cercato di spiegare che i crimini, quelli seriali, non sono frutto di azioni di raptus o occasionali ma azioni illecite ponderate perché poste in essere da soggetti deviati ma ben organizzati che usano questi espedienti per raggiungere uno scopo, un bisogno che si rinnova nel tempo e non vengono compiute una sola volta nella vita, ma tante.
Alla base vi è una strategia scelta dall'offender che in anni di studio abbiamo scoperto essere basata su principi ben definiti.
Ho cercato di spiegare che tra i tanti crimini che può commettere un uomo, questi sono quelli che più incidono sulla percezione di sicurezza e sul sentimento di fiducia nelle istituzioni da parte del cittadino, così come ho spiegato che anche in seno alle organizzazioni deputate al controllo, serpeggia un senso di frustrazione perché si è costretti a rincorrere questi problemi, senza soluzione di continuità rispondendo continuamente alle chiamate di soccorso che provengono sempre dagli stessi luoghi e per gli stessi motivi.
Devo dire che quando mi capita di parlare con chi è deputato all'organizzazione ed alla gestione di attività volte ad affrontare questi eventi cosi perniciosi, in tutti i casi colgo il fatto che è come se si fosse in in preda al complesso di Atlante.
Non mi è infatti raro percepire il senso di arrendevolezza ed il fatto che si tendi a pensare che qualunque cosa sia frutto della società che va a rotoli, della incapacità di collaboratori o dell'inadeguatezza dei mezzi a disposizione e che gran parte delle responsabilità del lavoro, ricadano sulle proprie spalle ed il successo o l'insuccesso sia la logica conseguenza del tempo e delle energie che si spendono.
Non è così e su questo vorrei spendere qualche parola perché in questi casi è solo la direzione scelta che determina il risultato.
Ho personalmente verificato che in sicurezza sia pubblica che privata di fronte a questi problemi, la tendenza di chi riveste posizioni apicali, sia quella di replicare ciò che altri hanno fatto o fanno e che per questa tipologia di problemi, considerati minori ma che minori non sono affatto, si tendi ad utilizzare schemi "tradizionali" come se non esistessero alternative destinando azioni diverse ad altri tipi di problemi e che spesso vedono coinvolti altri settori o altri uffici.
Con la pubblicazione della teoria delle Riserve di Caccia, l'intento è stato quello di riuscire a sintetizzare il risultato di anni di studio ed il fatto che al contrario di quel che normalmente si creda, i crimini di tipo predatorio non avvengono in qualunque posto e tutti non avvengono nel medesimo momento ma che invece la moltiplicazione nel tempo e nello spazio avviene secondo sequenze regolari in ragione di dinamiche socio ambientali precise al punto tale, da poter essere previsti e che in ragione di ciò è possibile un cambio di paradigma.
Tuttavia, laddove purtroppo questo stenta a verificarsi, si continua a ripetere gli stessi interventi ed anche se si attuino servizi sulla scorta di operazioni di pianificazione estenuanti e dispendiose, si continua ad essere costretti ad adoperarsi maggiormente per la sola constatazione dei fatti o per tentare la cattura del reo post evento.
Atteso che grazie alle lunghe e diffuse sperimentazioni è stato dimostrato che è possibile Prevedere i crimini predatori, al fine di rendere veramente utili tali elaborazioni però, sono stati sperimentati diversi approcci.
Ho poc'anzi scritto che al contrario di quel che si creda, i crimini non avvengono tutti nel medesimo momento e mi si perdoni se ripeto questo concetto perché se si riesce finalmente a comprendere ciò, ci si rende conto che è di fondamentale importanza andare a sequenziare le attività in base alle dinamiche che come detto se opportunamente analizzate, emergono chiare, dettagliate e regolari.
Uno dei metodi sperimentati che si è rivelato maggiormente efficace, è stato quello di predisporre modelli operativi dedicati ad ogni singolo modello criminale.
Non si storca il muso credendo che questo già avvenga, perchè in via generale non è affatto così.
Prendiamo ad esempio le grandi metropoli, giusto per avere la possibilità di spiegare che i modelli criminali possono essere diversi ed anche se il reato predatorio ha come sfondo le stesse dinamiche in termini di obiettivi e risultati, bisogna finalmente comprendere che benché i soggetti dediti a questo tipo di attività siano tanti, i modelli criminali sono al contrario pochi e quindi più facilmente gestibili.
Spiego meglio.
In una grande area metropolitana ad esempio, estesa su un vasto territorio, avremo moltissimi soggetti dediti ad attività illecite di questo tipo. Tuttavia se andiamo a tipizzare i modelli criminali che abbiamo detto non essere solo dei soggetti ma l'insieme di ciò che configura un crimine e quindi LUOGO - GIORNO/ORARIO - PREDA - TARGET ed AUTORE, ci accorgiamo che al contrario il numero di modelli, è ridotto rispetto al numero di offender, prede e target.
Ad esempio se nelle metropolitane avremo tanti soggetti che borseggiano, il modello criminale è uno solo.
In una metropoli benché estesa e con tanti luoghi, prede, target ed offender se andiamo a tipizzare i singoli modelli criminali anziché concentrarci sui singoli soggetti, ci accorgeremo che essi sono ridotti rispetto alla percepita ed avvilente estensione spazio temporale.
Scritto ciò è naturale che se volessimo affrontare tutti i crimini allo stesso modo e tutti nel medesimo momento, il rischio di sprecare risorse ed energie sarebbe altissimo ed il risultato che ne deriverebbe sicuramente scarso e questo è quello che normalmente avviene.
Sarebbe quindi meglio adottare per ogni modello criminale, un modulo operativo calibrato e quanto più preciso nel tempo e nello spazio.
Continuando a prendere come esempio i borseggi nelle metropolitane, andranno quindi impiegate pattuglie appiedate addestrate per questo tipo di modello, così come nei centri storici o a ridosso di grandi magazzini. Tali pattuglie dovrebbero essere specializzate per questo tipo di problematiche ed essere in possesso di informazioni scientifiche (previsioni) onde poter agire d'anticipo rispetto all'avversario (teoria dei giochi) adottando la sola strategia di deterrenza tenuto conto che l'obiettivo primario dovrebbe essere quello di prevenire gli eventi.
Se l'intenzione fosse, altro esempio, quella di affrontare il modello criminale scippi in danno di turisti, andrebbero impiegate pattuglie il cui compito dovrebbe essere quello di seguire i flussi turistici che sono sempre gli stessi e che si sviluppano sempre lungo gli stessi itinerari, alle stesse ore ed anche per queste risorse l'arma dovrebbe essere l'informazione scientifica e la strategia giusta, la deterrenza .
Sulla scorta della mia esperienza posso dire che in un'area metropolitana ad alta incidenza criminale, i modelli criminali di tipo predatorio e non i soggetti, sono pochi, giusto dodici.
Grazie a questa clamorosa scoperta fatta in passato, abbiamo sperimentato modelli operativi dedicati ad ogni singolo modello criminale ed il risultato è stato sorprendente, abbiamo ottenuto non solo la riduzione del fenomeno ma anche l'aumento degli arresti e delle denunce in flagranza di reato oltre che un notevole risparmio di risorse ed energie.
E' così che funziona.