giovedì 7 gennaio 2021
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La ripartenza potrebbe dipendere anche dallo sviluppo tecnologico in settori strategici come quello della Sicurezza Urbana
In termini statistici il Covid non è stato certo una livella perché ha colpito i vecchi più dei giovani, gli uomini più delle donne, il nord più del sud, le persone fragili ed i meno scolarizzati. L'unica cosa che ha colpito tutti allo stesso modo, è stato l'aumento dell'insicurezza.
Il futuro che ci aspetta certo preoccupa. Ad esempio, il rapporto ISTAT 2020 sullo stato del paese, come prevedibile, non ha portato buone notizie e la fotografia pre e post pandemia ci mostra quanto la mazzata sia stata pesante.
Le ripercussioni sono evidenti, su occupazione, disuguaglianza ed anche su quelle poche nostre certezze come l'aspettativa di vita. L'effetto pandemia si sta ripercuotendo e sembra che si ripercuoterà ancor più in futuro, su quegli aspetti visibili della società che possono realizzarsi solamente rimuovendo tutti quegli impedimenti per uomini e donne, che mirano a costruire la propria indipendenza, avere i figli e trasformare i desideri in realtà.
Il nostro Paese, insomma, si trova in una situazione difficile ma è anche vero che questo però non accade da oggi perchè se la crescita della produttività e del PIL sono un segnale, le preoccupazioni sarebbero dovute sorgere già una decina di anni fa, è da allora infatti che la nostra crescita è inferiore a quella della media europea e dunque stiamo assistendo ad un fenomeno progressivo che il Covid potrebbe solo aver accelerato ma in realtà, le cause potrebbero essere numerose, complesse e di natura strutturale.
Eppure, anche in questo quadro poco entusiasmante, il Paese continua a dare segnali di vitalità individuale. Le esportazioni crescono, i profitti delle imprese sono buoni, ne nascono continuamente di nuove capaci di crescere in Italia ed all'estero e molte delle quali operano in nuovi settori come quello delle tecnologie innovative.
Tuttavia, si tratta solo di una formidabile capacità di spinta di singole realtà imprenditoriali, ovvero eccellenze che non si inquadrano in un disegno prestabilito ed è proprio quest'ultimo che forse manca. Ad esempio, non vi è un disegno finalizzato al recupero dell'enorme ritardo che abbiamo accumulato in Ricerca & Sviluppo, dove è noto che siamo carenti e sullo sviluppo tecnologico il Paese arretra sempre più, con iniziative molto frammentate e con una domanda fortemente incerta.
Esperti dicono che questo ritardo sia giustificato dalla mancanza di mira e dalla pessima organizzazione della domanda e questo è probabilmente vero, soprattutto quella pubblica.
In Italia sappiamo bene che il sistema della domanda pubblica esalta la mancanza di organizzazione e di mira e quello delle gare al massimo ribasso, è un sistema che presenta molte insidie come scarsa qualità ed innovazione.
È piuttosto difficile quindi pensare ad una ripartenza con questi presupposti.
In contesti come questo lo sviluppo tecnologico potrebbe presentare grandi opportunità ma considerando i ritmi con i quali si portano avanti progetti che potrebbero dare una grande spinta al mondo delle imprese, si intuisce quanto sia difficile realizzarli soprattutto in quei settori strategici come Sicurezza, Sanità, Trasporti e Turismo.
Eppure, lo sappiamo già da tempo che la tecnologia potrebbe dare un grande apporto all'intero sistema Paese, perché permette di ridurre i costi e le nuove applicazioni tecnologiche è risaputo quanto possano aumentare la produttività delle operazioni esistenti.
Sin dall'avvento della macchina a vapore, la tecnologia ha ridotto le ore di lavoro ed aumentato l'aspettativa di vita. Uno studio dal titolo «Tech for good» ad esempio ha tentato di valutare l'impatto della smart automation e dell'intelligenza artificiale sul welfare e sulla crescita del Pil.
Analizzando 600 casi di studio, il report afferma che l'aumento potenziale del benessere, una somma di crescita economica e di altre componenti come la salute, il tempo libero e la parità di diritti, possa contribuire entro il 2030 a portare dallo 0,5% fino a un punto di Pil in più all'anno, pari a circa 13 mila miliardi di euro, sia in Europa che negli Usa.
Su uno dei temi più delicati del Paese come quello della Sicurezza, studi e ricerche avanzate hanno abbondantemente dimostrato che le nuove tecnologie possono essere determinanti per migliorare l'attività di Controllo dei centri Urbani con ricadute significative sul benessere dei cittadini, sul commercio e sul turismo. L'Italia in questo si può tranquillamente affermare che è prima in Europa, tuttavia, si tratta di un primato che riguarda solo iniziative private, pertanto, a causa dei limiti sopra citati è molto difficile essere ottimisti e credere che le buone pratiche e le innovazioni sperimentate con successo, possano in breve tempo essere estese non solo nel pubblico ma anche nel privato e questo nonostante il nostro paese sia a rischio criminalità ed il costo annuale della stessa sia molto alto seguito, peraltro, dall'impatto negativo che essa ha, su altri settori produttivi come ad esempio commercio e turismo.
Nonostante le potenzialità delle applicazioni tecnologiche innovative per la Sicurezza suscitino attenzione, si ricorre poi sempre all'impiego di soluzioni tradizionali come, ad esempio, la videosorveglianza che è risaputo quanto poco contribuisca alla Sicurezza Urbana.
Anche se dall'11 settembre in poi importanti innovazioni siano state introdotte per affrontare temi come il terrorismo, impiego della biometria, del DNA, controlli da remoto ad alta definizione ed individuazione in automatico di attività, vi è una scarsa sensibilità verso altri problemi come la Sicurezza Urbana e difatti l'ampiezza delle tecnologie in questo segmento al momento non entusiasma affatto.
Anche in tema di cybersecurity, un altro problema per il quale dovremo essere preparati, i ritardi sono notevoli. Secondo uno studio condotto da EY, la national and corporate cybersecurity è considerata dai CEO delle aziende più importanti del mondo intervistati la sfida principale per la crescita del business e dell'economia globale e un recente report di McAfee, realizzato in collaborazione con il CSIS (Center for Strategic and International Studies) afferma che il costo globale del cyber crime ammonterebbe a 600 miliardi di dollari l'anno, con una perdita del PIL globale di circa lo 0,8%.
Alcuni studi hanno dimostrato che la mancanza di mira che genera i ritardi di cui si è scritto, in realtà è un problema di natura strategica perché sostanzialmente in Italia ciò che manca è quello che viene definito Sistema.
Tutto quanto scritto sinora infatti è prevalentemente di carattere tecnico e riguarda le notevoli potenzialità che le tecnologie innovative possono avere sulla Sicurezza e sulla crescita del Paese ma dovrebbe essere ben noto anche che le tecnologie non sono mai fini a sé stesse perché devono essere organizzate entro strutture che ne sappiano sfruttare a fondo le potenzialità.
Per farlo occorre una grande quantità di formazione, cultura di base, organizzazione snella e di pronta risposta a comando e controllo pronto e rigoroso. Occorre quindi ciò che in Italia manca ancora: l'organizzazione unitaria di ogni attività in un quadro unico e coerente, in breve un Sistema.
Sappiamo che a ciò sono di ostacolo non solo difficoltà oggettive, ma soprattutto soggettive. Ogni funzione difende fino in fondo il proprio ruolo, per quanto piccolo, e lo antepone a qualunque tentativo di riforma o anche solo di coordinamento.
Il cambiamento, così come avvenuto nel corso della prima rivoluzione industriale, porta con sé anche una quota di «tecnopessimisti», che sottolineano i rischi legati alla perdita di posti di lavoro ed all'aumento delle disuguaglianze in favore di chi saprà meglio sfruttare il potenziale tecnologico come ad esempio l'intelligenza artificiale.
Un altro aspetto chiave, quindi, è la sensibilità culturale che nel nostro paese ancora manca.
Far nascere la cultura fa parte anche degli interventi e delle iniziative nuove e sono tutte le entità private e pubbliche che devono fare la propria parte facendo un passo indietro rispetto agli individualismi che hanno caratterizzato ciò che è avvenuto finora e molti passi avanti possono essere fatti in futuro solo in un sano clima di proposizione, partecipazione e collaborazione.
Perché ciò accada si deve fare un grande lavoro sui processi.
Senza una profonda revisione dei metodi di funzionamento delle organizzazioni, la sovrapposizione della tecnologia potrebbe addirittura essere dannosa, peggiorando proprio quegli aspetti che si vorrebbero migliorare. Ma è proprio con questi interventi però che la tecnologia potrebbe sviluppare nuove forze, liberando le imprese da schemi del passato che non funzionano più, dando spazio a nuove capacità ed opportunità.
Di questo non se ne dovrebbero occupare solo i governi ma anche le imprese le quali, dovrebbero ingranare una marcia diversa per sviluppare una nuova lena. Per ora, emerge solo che quelle più piccole mostrano maggiore iniziativa e capacità di realizzazione, mentre quelle più grandi sono ancora indecise proprio sui principali argomenti dai quali potrebbero venire le maggiori soddisfazioni.
Se il nostro Paese vorrà ripartire, potranno essere anche questi i temi che bisognerà affrontare con una diversa e più forte determinazione che finora è mancata.
Lo sviluppo tecnologico, soprattutto in settori strategici come quello della Sicurezza e studi e ricerche lo dimostrano, potrebbe rappresentare un volano per la ripartenza considerando che come scritto all'inizio ciò che ci sta lasciando il Covid è un profondo senso d'insicurezza che potrebbe essere migliorato anche attraverso un Sistema che si fondi su nuovi paradigmi culturali e l'impiego di soluzioni innovative in tutti quei settori strategici proprio come quello della Sicurezza Urbana in cui nuovi approcci come ad esempio quello della techno intelligence permetterebbero di comprendere più approfonditamente gli esiti e di ipotizzare le conseguenze dei problemi come la stessa pandemia con il fine di prevenirli più efficacemente migliorando il benessere socio economico di tutta la collettività.
Link alla Strategia per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese 2025